Yoga Nidra. Il sonno profondo

Lo Yoga Nidra, anche conosciuto come “sonno profondo“, è una pratica molto antica risalente all’800 a.c. elaborata e resa più moderna dal maestro di yoga contemporaneo Swami Satyananada Saraswati.
Si tratta di una branca dello yoga molto affascinante, complessa nella sua attuazione ma infinitamente degna di nota in quanto si occupa di educare al sonno e di risvegliare la parte più profonda che risiede nella mente umana, potenziando la conoscenza e rendendo più esprimibili le potenzialità latenti. Lo yoga Nidra mira ad ottenere un rilassamento profondo e costante. In sanscrito la parola “nidra” significa sonno, perciò questo metodo può essere definito come lo yoga del sonno.
In questo caso però, per sonno non si intende lo stato tipico di quando siamo addormentati, ma uno stato semi cosciente in cui la mente è in qualche modo attiva.
Questo stato di “semi-coscienza” è simile a quello che si sperimenta qualche momento prima di addormentarsi. Secondo gli yogi infatti, quando la mente si trova in questo stato, non solo è particolarmente ricettiva, ma è come se si stesse meditando e perciò si sperimentano tutti i benefici che derivano dalla meditazione.

Le varie fasi dello Yoga Nidra

  • Consapevolezza del respiro. Si inizia la pratica in posizione seduta, semplicemente per prendere consapevolezza del respiro naturale senza fare un tentativo di modificare il flusso del respiro. Si può prendere coscienza del respiro osservando l’aria che entra ed esce dalle narici, portando l’attenzione all’addome, o lo scorrere del respiro tra l’ombelico e la gola. Il praticante viene a conoscenza di ogni respiro in entrata e in uscita. Dal modo di respirare noi prendiamo consapevolezza del nostro stato emotivo. Un respiro lungo e lento denota stabilità, introspezione, salute fisica, controllo mentale. Un respiro corto e veloce denota insicurezza, ansietà, scarso controllo mentale e anche molta istintività oltre che naturalmente una salute instabile.
  • Pranayama. E un termine sanscrito che deriva da due parole: Prana, ossia la forza e l’energia vitale, e Yama, il controllo. Il Pranayama è quindi l’arte dell’estensione del respiro e del suo controllo cosciente. Eseguiremo qualche semplice tecnica per fare in modo che attraverso il respiro l’organismo si ricarichi di prana (o energia vitale) oltre che di ossigeno.
  • Preparazione: Si prepara il corpo con una breve sequenza di posizioni per sciogliere le tensioni muscolari e articolari, in modo da rendere piacevole il rimanere abbastanza a lungo in posizione supina. Questa fase inoltre è utile per rivolgere lo sguardo all’interno. Questo avviene grazie agli esercizi e spostando l’attenzione sul respiro.
  • Rilassamento: Dopo aver preparato il corpo, si assume Savasana, con la colonna vertebrale ben allineata ed il corpo in posizione confortevole, in un ambiente gradevole, silenzioso e accogliente. In questa prima fase vengono date le indicazioni sulla posizione da assumere (ferma e comoda), sullo stato della mente (rilassato ma vigile) e poi si sottolinea la necessità di approfondire il proprio rilassamento, passando attraverso l’ascolto di suoni lontani e vicini, la consapevolezza del proprio corpo e il contatto con il proprio respiro spontaneo.
  • Rotazione della coscienza. Durante la pratica di Yoga Nidra ci si dedica ad una tecnica definita “rotazione della consapevolezza attraverso le aree del corpo”: essa consiste nel citare in sequenza diverse parti del corpo (generalmente si inizia dalla parte destra) chiedendo, a chi ascolta le indicazioni, di visualizzare tali zone. Queste aree corrispondono esattamente ad aree della corteccia motorio-sensoriale. Si aumenta la consapevolezza del corpo per stimolare il cervello, favorire il rilassamento fisico e tonificare il sistema nervoso.
  • Visualizzazioni. Verranno inserite delle semplici visualizzazioni; in uno stato di rilassamento profondo le immagini emergono naturalmente senza alcuno sforzo. L’uso delle visualizzazioni nello Yoga Nidra stimola la ghiandola pituitaria (ipofisi) e la pineale (epifisi), situate nel cervello. Aumentando e attivando le loro secrezioni ormonali si induce il rilassamento, l’incremento dell’energia vitale e il riequilibrio di tutto il sistema ormonale e ghiandolare del corpo.
  • Consapevolezza del respiro. Al termine della pratica di rotazione della coscienza sul corpo si riporta la consapevolezza sul proprio respiro, al suo fluire calmo e regolare che guiderà il praticante  all’ascolto delle sensazioni fisiche ed emotive.
  • Conclusione. Si conclude riportando gradualmente il praticante allo stato di veglia, riportando la consapevolezza alla realtà circostante, al corpo, ai suoni e alla fine muovendosi per uscire dall’immobilità.

 

Approfondimenti

Nella base del cranio, e più precisamente nella sella turcica dell’osso sfenoide è collocata l’ipofisi, o pituitaria, che stimola la produzione di spermatozoi nell’uomo, e nella donna la maturazione dei follicoli. Questa ghiandola è centro di regolazione della vita endocrina e secerne l’ormone somatotropo, la prolattina, l’ormone adenocorticotropo, l’ormone tireostimolante, e altri.

Oltre all’ipofisi, abbiamo, annessa all’encefalo, un’altra ghiandola a secrezione interna: la pineale, la sua funzione principale e quella di produrre Melatonina, un ormone importantissimo che regola i ritmi sonno-veglia e i ritmi circardiani.

Tali ghiandole rappresentano la radice energetica, il ponticello, posto fra il corpo fisico, la mente e l’anima, assieme alle ghiandole sessuali, trasmutano le energie grossolane, in energie sottili; ponendole a disposizione della volontà e il genio dell’operatore. In parche parole sono intimamente collegate alle ruote superiori.

Ed è proprio la pineale a sostenere direttamente la stimolazione del massaggio orale, provocando il secernimento, non immediato, di un particolare nettare che contiene la serotonina, precursore delle endorfine: la sostanza psicotropica prodotta dal corpo umano. Si constata, infatti, che uno degli effetti riconducibili a questa pratica, risulta focalizzarsi nella dilatazioni delle percezioni, e in un maggior ricordo dell’attività onirica fin dalle prime sedute: portandoci a navigare nello spazio del nostro mondo interiore.